In questo articolo ci soffermeremo su alcune delle principali motivazioni che spingono l’utente finale verso la stampa delle fotografie, analizzando alcune delle problematiche connesse alla produzione e conservazione del materiale fotografico prodotto, sia analogico che digitale.
Caratteristiche dei supporti di archiviazione
Il primo aspetto da considerare è la deperibilità dei supporti di stampa o conservazione.
Paragoniamo per esempio le classiche pellicole negative ai più sofisticati mezzi di registrazione dati, che sono: Pen dire, cd o dvd, hard disk, smartphone, pc.
Le pellicole negative, al pari delle positive o della carta fotografica, non conservano perfettamente l’informazione contenuta nel supporto. Questa infatti, a causa dei naturali processi ossidativi, azione di fattori ambientali e della luce, tenderà a modificarsi senza tuttavia perdersi mai completamente. Esistono archivi fotografici, ormai ultra centenari, ancora riproducibili ed in qualche modo ripristinabili in formato digitale grazie ai moderni software di correzione fotografica.
Oltre al costo vivo di produzione, acquisto delle pellicole e sviluppo, solo l’ingombro fisico ed il reale utilizzo delle giuste precauzioni tecniche, possono essere considerati dei limiti concreti per l’archiviazione analogica.
Da questo punto di vista il confronto con la conservazione digitale dei nostri archivi fotografici, sia in termini economici che pratici, è impietoso.
Basti pensare che oggi giorno siamo in grado di memorizzare su delle banali Pen Drive da 32gb almeno una decina di migliaia di immagini, ovvero qualcosa come 850 rullini fotografici da 36 scatti.
Nonostante il risparmio evidente, la gestione di questa enorme mole di dati non è priva di rischio.
Smarrimento del supporto, danno, malfunzionamento, errore umano, sono solo alcuni dei problemi legati alla gestione di questi dati.
Per quanto riguarda le Pen Drive, il rischio di danneggiamento dei dati è piuttosto elevato se non si eseguono correttamente le procedure di espulsione dal mezzo di lettura (Pc).
Cd o dvd possono essere resi illeggibili da dei semplici graffi, sempre che, il supporto stesso non sia diventato inaccessibile per le naturali cause di deperimento (durata max 5 anni).
I vecchi hard disk invece soffrono gli sbalzi della rete elettrica o di improvvisi guasti, ma raramente si danneggiano completamente. Tuttavia, anche se possibile, recuperare tutti i dati intrappolati al loro interno può rivelarsi molto costoso. In alcuni casi, danni logici irreparabili possono costringere alla formattazione del supporto e quindi alla cancellazione di tutti i dati.
Ovviamente tutte queste problematiche possono essere aggirate grazie a scadenzate procedure di backup che, mediamente ogni tre anni, costringeranno l’utente a copiare i propri archivi, dai vecchi supporti, su altri più nuovi, costosi, capienti ed affidabili; oppure ci si può affidare ai server esterni.
Il ricorso all’uso dei cloud non rappresenta tuttavia una soluzione del tutto valida, per via di alcune problematiche. Innanzi tutto c’è la questione privacy che non è garantita al 100%. In secondo luogo lo spazio in alcuni casi è gratuito fino ad un certo limite, dopo di che diventa un costo. Occorre inoltre possedere una certa dimestichezza per quanto riguarda l’accesso al servizio, il caricamento o la condivisione delle immagini che molti non hanno. Per finire, il recupero o il caricamento di grandi quantità di dati, può rivelarsi un’operazione molto lenta.
Sostanzialmente quindi, ad eccezione di alcuni studi fotografici o grandi aziende, le operazioni di backup vengono raramente praticate dai consumatori comuni. Si assiste quindi ad un progressivo restringimento del tempo di archiviazione. La maggior parte dei fotografi moderni infatti non sono immuni a questo fenomeno. Difficilmente essi riescono a conservare una copia completa dei lavori svolti oltre gli ultimi cinque anni. Questo fenomeno è dovuto principalmente all’incremento qualitativo delle attrezzature di ripresa, sempre più esigenti di spazio e capacità di calcolo, ma anche al grado di prestigio degli eventi ripresi.
Anche la consegna di tutti gli scatti di un servizio, moda nata con l’avvento della fotografia digitale, è uno stravolgimento del metodo di lavoro analogico di un tempo, che solleva i moderni professionisti dall’obbligo di conservazione. I fotografi del passato infatti restavano per sempre gli unici possessori delle pellicole negative, e ciascuno di loro elaborava un personale metodo di archiviazione molto accurato, necessario per eventuali ristampe.
Alcuni consigli pratici
Come rimediare quindi a queste problematiche?
La selezione
Per tutti gli utenti non professionisti, l’unica strategia efficace per gestire i propri archivi, analogici o digitali che siano, consiste nella selezione degli scatti utili e meritevoli di conservazione o stampa.
St. Peter Photo promuove un approccio consapevole alla stampa fotografica, garantendo ai suoi clienti stampe ai massimi livelli qualitativi attualmente disponibili sul mercato a prezzi competitivi.
Grazie ai progressi tecnologici applicati alle fotocamere digitali è oggi possibile scattare un numero pressoché illimitato di immagini. Questo, se da un lato rappresenta il conseguimento di uno degli obiettivi primari che animarono la rivoluzione digitale, dall’altro non si è tradotto in un corrispondente incremento del volume totale di stampa (il vero fine del cambiamento).
A titolo di esempio possiamo prendere in esame il mercato fotografico italiano. In Italia fino a metà degli anni 90, grossomodo la media procapite annua dei rullini scattati si aggirava intorno alle 8 unità, ovvero 288 scatti. Questi si traducevano matematicamente in altrettante stampe.
Con l’avvento delle macchine digitali si stimò intorno ai 200 scatti, la media settimanale per ciascun apparato. Questo dato confortante tuttavia, nonostante gli esordi promettenti, non si convertì concretamente in altrettante stampe, come sperato.
Oggi infatti le memorie dei nostri pc o smartphone sono spesso occupate da un gran numero di fotografie, in larga parte ripetute, prevalentemente casuali, sia per quanto riguarda i parametri utilizzati per lo scatto (automatico) che per l’inquadratura. La reale quantità di stampe, nel complesso derivate da tutto questo materiale digitale, resta per questi motivi analoga, se non inferiore, alle quote procapite dell’era analogica.
Acquisire consapevolezza
In questo blog potrete trovare molte notizie utili per migliorare il vostro stile e la qualità delle vostre immagini, pertanto il primo consiglio è quello di valutarli attentamente poiché potrebbero consentirvi di giudicare meglio le vostre selezioni e di correggere consapevolmente alcune delle problematiche più frequenti che si affrontano in fase di ripresa.
Immaginare lo scatto
Un secondo consiglio molto utile riguarda la concezione stessa dello scatto. In ambito professionale, specie durante le riprese matrimoniali, è compito del fotografo, ove possibile, comporre la scena più gradevole dove fotografare i soggetti. Questo consiste nel rimuovere eventuali elementi di disturbo o disordine, controllare il contenuto estetico del conteso (evitare per esempio i secchioni dell’immondizia sullo sfondo) e controllare le espressioni dei volti.
Tutto ciò però può essere ricondotto ad un preciso criterio esecutivo che consiste prevalentemente in una sola regola generale: lo scatto migliore nasce sempre dall’idea fotografica a monte.
In sostanza quindi, tutte le regole e le proprietà descritte in questo e negli altri articoli del blog, costituiscono l’insieme degli strumenti che vi consentiranno di ricreare lo scatto ideale che avete visualizzato nella vostra mente. L’intento creativo può essere aiutato a sua volta dalla ricerca estetica. Troverete spunti interessanti ed ispirazione osservando i lavori fotografici dei più rinomati professionisti, tuttavia vi accorgerete ben presto che raggiungere quei risultati non sarà affatto semplice; un motivo in più per mettersi alla prova. Scattare fotografie applicando un criterio logico vi aiuterà a contenere il numero degli scatti totali, il che abbrevierà molto i tempi della successiva selezione.
Uno sguardo al passato
Fondamentalmente quindi perché stampare le fotografie se è possibile archiviarle digitalmente per un tempo indefinito?
La risposta a questa domanda la darete voi stessi compiendo un semplice test. Cercate nei vostri archivi digitali, foto che vi ritraggono più vecchie di dieci anni.
Ammesso che ne troviate alcune, noterete che il 90% dei vostri ricordi è concentrato negli ultimi 5 anni, vale a dire la vita media di un pc o cellulare. Il progresso tecnologico infatti impone il continuo ricambio degli apparati di registrazione, e la dispersione dei dati per mancanza di backup è una eventualità quasi ineluttabile.
Al di la dei contenuti storici, la nostra società dinamica e frenetica rischia di trasformarsi in una civiltà smemorata e senza un concreto ricordo affettivo del passato.
Stampare quindi è l’unica maniera di testimoniare, anche ai posteri, il nostro percorso di vita. Seguendo qualche utile suggerimento, con tutta probabilità, riuscirete ad immortalarne i momenti migliori.
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