In questo articolo cercheremo di spiegare in modo semplice, come superare le discrepanze, che spesso si riscontrano, tra immagini digitali e foto stampate.
Innanzitutto occorre considerare nel suo complesso lo spinosissimo problema dei profili colore.
Ogni immagine digitale infatti è un contenitore di informazioni che verranno differentemente rappresentate da:
- Schermi e monitor
- Sensori delle fotocamere
- Supporti cartacei (punto di bianco)
- Supporti tessili (punto di bianco e di nero)
- Caratteristiche proprie degli inchiostri o dei toner.
Tutte queste differenze, tipiche di ciascun supporto o mezzo di acquisizione, devono essere valutate per poter ottenere risultati stampati, quanto più vicini possibili a quelli osservati durante la fase di elaborazione di una immagine digitale (post produzione su pc via photoshop o simili).
L’importanza di questi passaggi preliminari (calibrazioni) è facilmente riscontrabile. Avrete notato sicuramente, nel caso vi trovaste a dover acquistare una nuova tv, quelle differenze presenti tra i diversi monitor esposti in un grande magazzino, mentre riproducono le stesse immagini. Troverete differenze di luminosità (parametro non trascurabile) e cromatiche, anche tra apparecchi della stessa marca.
Nel secondo caso, il problema risiede nel colore peculiare di ciascun monitor, oltre che alle regolazioni di base. Proprio come le carte fotografiche chimiche, anche per gli schermi a tubo catodico ed LCD, ogni lotto di produzione ha un proprio colore di fondo.
Ecco quindi che in ambito professionale, il profilo colore del nostro monitor, dovrà essere impostato correttamente all’interno dei nostri programmi di elaborazione (generalmente è reperibile sul sito del produttore).
Ora che il nostro programma di correzione sa con chi ha a che fare, disporremo di uno strumento in grado di rappresentare correttamente i colori raccolti dai nostri apparecchi di ripresa (fotocamere, videocamere, cellulari), rapportandoli ad un registro o scala cromatica nota, ma ancora non specifica.
Come questi dati vengono raccolti è invece il compito dello spazio colore impostato sul vostro apparecchio (sRGB o Adobe). Il profilo adobe in questo caso è quello che è in grado di raccogliere il maggior numero di sfumature cromatiche, pertanto è raccomandabile. La trasformazione di tutte le informazioni raccolte, in un pacchetto dati leggibile ed interpretabile dal vostro programma di elaborazione (compressione dei file grezzi RAW) è il compito dei codici di compressione (Jpg o Tiff).
Questi temi sono stati più ampiamente definiti nel precedente articolo riguardante i profili colore, li ricordiamo brevemente.
Per tarare ora la giusta luminosità ed intensità cromatica del vostro monitor, in relazione ad una immagine di prova, occorre un particolare strumento ottico chiamato spettro fotometro. Lo stesso viene utilizzato sia per creare i profili colore dei monitor che delle carte o altri supporti di stampa.
Lo Spettrofotometro
Sostanzialmente lo spettro fotometro, è un apparecchio simile ad una cornetta telefonica. Il software di gestione creerà sul vostro monitor dei tasselli colorati che l’apparecchio, posizionato su di esso, andrà a leggere ed a rimodulare fino ad avvicinarsi ai valori da questo attesi. Il risultato quindi sarà un profilo colore specifico, o meglio la rimodulazione del profilo originale del monitor, questa volta ideale per la stampa.
Stessa cosa avviene per i vari tipi di carta fotografica. Si genera una stampa con dei temi noti (tassellature cromatiche predefinite) e si confrontano i valori di lettura con quelli attesi. Il risultato produrrà un profilo differente per ogni tipo di supporto cartaceo o tessile. La curva dei valori di lettura sarà influenzata dal candore originale della carta (punto di bianco) ma anche dal grado di profondità del punto di nero raggiungibile, particolarmente critico nei supporti tessili.
Una volta che disporremo di un monitor ben calibrato potremo simulare l’aspetto della stampa reale, associando nel programma di correzione il profilo colore proprio della carta di destinazione. Potremo così correggere più accuratamente i colori della nostra immagine, basandoci quindi non sul dato cromatico oggettivo, ma sulla simulazione del risultato previsto.
Sostanzialmente quindi, la calibrazione del monitor ci restituisce fedelmente i colori raccolti dalla fotocamera, mentre il profilo della carta, quelli riproducibili nella realtà su quel particolare supporto. E’ essenziale disporre di entrambi i valori corretti per ottenere simulazioni attendibili.
Nonostante tutte le accortezze sin qui elencate, tuttavia, il risultato finale osservabile manterrà un certo grado di discrepanza da ciò che avrete valutato a schermo. Ciò si deve principalmente ai limiti di riproducibilità cromatica relativi alla tecnica di stampa utilizzata (spazio colore della stampante più ristretto rispetto a quello di acquisizione), ma soprattutto all’incidenza della luce e dei colori ambientali sulla stampa stessa. Ogni fotografia infatti assumerà sembianze differenti, in relazione al contesto fisico in cui la osserverete, poiché i supporti cartacei non emanano luce propria (come i monitor), bensì riflettono quella che li colpisce. Osservare una fotografia in una stanza buia risulta infatti impossibile.
Consigli per gli amatori: Correzione Percettiva
Per chi affronta queste problematiche, senza disporre degli idonei strumenti di calibrazione, il raggiungimento del risultato ottimale potrebbe rivelarsi molto complicato se non si sa come intervenire nella regolazione manuale del monitor.
Una volta entrati nel menù RGB del vostro schermo, avrete a disposizione i seguenti parametri:
- R (Red-Ciano)
- G (Green-Magenta)
- B (Blue-Yellow)
- Gamma
- Saturation
- Brightness (Luminosità)
- Sharpness
Come vedete abbiamo i colori fondamentali ed i loro opposti nei primi tre posti di questa lista. L’intensità dei colori visibili è una proprietà che denota la qualità del vostro monitor.
Agendo su di essi, detti anche colori dominanti, potrete variare l’aspetto dell’immagine riprodotta sullo schermo, avvicinandola ad una delle stampe di prova che avrete fatto realizzare senza filtratura (correzione a zero) dal vostro laboratorio di fiducia.
La stessa foto di prova, apparirà differente se stampata con diverse stampanti, principalmente macchinari a getto d’inchiostro o chimici. Nella prima troverete tutti i colori assenti o parzialmente visibili nella seconda.
Alcuni schermi possono memorizzare diversi profili personalizzati, che potrete associare ai vostri stampatori di fiducia. La funzione è molto utile nel caso ne abbiate più di uno, purché rammentiate di usare quelli giusti in fase di correzione.
Agendo sulla gamma e sulla luminosità, andrete ad agire sulla brillantezza della vostra immagine.
La luminosità
Agisce sulla profondità dei neri. In una scala che va da 0 a 255, il nero assoluto è lo zero. Aumentando questo valore otterrete dei neri sempre meno densi, quindi noterete l’immagine ingrigire, o diventare nebbiosa.
La gamma
Intensifica il punto di bianco assoluto (255). Sostanzialmente eleva tutti i toni presenti sulla vostra immagine, innalzandoli verso quel limite. Tutto ciò che valicherà quel confine si traduce in una perdita di informazione, vale a dire perdita di sfumature. Anche questo fattore è difficile da valutare ed è dipendente dalla brillantezza massima del vostro monitor; tuttavia, seppur l’elevato contrasto sia un valore di pregio dei monitor migliori, le stampe reali, osservate in ambienti coperti, come case o uffici, non lo raggiungeranno mai. Per tale motivo potrete ottenere risultati percettivi di una certa efficacia anche con monitor non costosissimi.
La saturazione
Amplifica la vivacità dei colori, è utile entro certi limiti, superati i quali diventa fuorviante. E’ bene a tal proposito sottolineare un parametro di valutazione che può confondere le idee.
Spesso, se l’immagine riprodotta ha, rispetto alla foto campione, un disboscamento cromatico tendente verso il colore ciano questa può essere corretta aumentando i valori del rosso (il suo contrario); tuttavia spesso si giunge a generare nelle ombreggiature dell’immagine riprodotta, delle dominanti non volute e non rilevabili nel campione stampato.
Ciò in verità è dovuto ad una saturazione insufficiente e non ad uno squilibrio dei colori primari. Mentre il ciano, che è una forma di celeste, resta tale anche con una saturazione normale o lievemente mancante, il rosso tenderà ad essere poco rappresentato, convergendo verso un il grigio caldo. Questo effetto si sommerà al ciano generando la dominante apparente.
Tra le dominanti, risulta molto difficile distinguere correttamente il rosso dal magenta; solo gli stampatori esperti riescono a distinguerli, non senza difficoltà.
Una volta stabilità la giusta quota di saturazione risulterà più evidente la componente blu presente in quest’ultimo rispetto al rosso. Agirete quindi aggiungendo il suo opposto (giallo per spostare la dominante verso il rosso), oppure il verde per diminuire la quota assoluta di magenta.
Lo sharpness
Agisce sulla definizione dei contorni di ogni elemento presente nella vostra immagine. Un valore troppo elevato potrebbe rivelare particolari rendendoli grossolani e troppo evidenti.
Al contrario, un valore troppo basso renderà la vostra immagine apparentemente sfocata. Anche in questo caso farà fede la vostra stampa di prova.
Provando e perdendo diversi minuti tra le varie regolazioni, riuscirete alla fine da ottenere un risultato affine alla vostra stampa campione, (Colore o Bn) allenando al contempo l’occhio fotografico.
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